GIORNATA LUDICA A S. LUCIA DI PIAVE - Ottobre 2018
02 Ottobre 2018Martedì 2 ottobre 2018 abbiamo accolto l’invito da parte degli organizzatori del torneo di bocce e ci siamo recati a Santa Lucia di Piave.
E’ stata una bella giornata, trascorsa tra i vari giochi proposti in giardino dagli educatori ed è stato bello passeggiare intorno al laghetto del parco.
Il torneo di bocce è stato molto piacevole e ha coinvolto l’attenzione dei nostri ospiti che pur non giocando hanno partecipato tifando.
E’ stato per noi bello vedere come gli organizzatori quest’anno hanno dedicato al nostro ex direttore Rag. Maurilio Canzian il torneo di bocce ricordando anche quanto lui credeva ai benefici di questo sport ed anche alla condivisione del gioco tra le varie case di soggiorno.
Questo incontro annuale ha permesso alle varie realtà di mantenere un legame fatto anche di scambio di esperienze.
Gli ospiti hanno apprezzato il pranzo, offerto dalla casa, molto curato e allo stesso tempo adeguato alle nostre esigenze.
Ringraziando tutti, auspichiamo di essere sempre presenti con entusiasmo alle prossime manifestazioni.
Palmina
FESTA DEI NONNI - Ottobre 2018
01 Ottobre 2018POESIA: IL PROFUMO DELLA NONNA
Sa di colla il tappezziere,
di salame il salumiere,
di vernice sa il pittore,
ogni persona ha un odore;
le signore, per civetteria
se lo comprano in profumeria.
Ma c'è un profumo particolare
che non hanno tutte le donne,
perchè non si può comprare:
è il profumo delle nonne.
San di violette messe a seccare
fra le pagine di un libro di fate,
e di fotografie un pò slavate.
Sanno di amido, di biancheria
con lo spigo messo via;
sanno di orzo e di cotognata,
di biscotto alla noce moscata.
EVA ALPAGO: doppia donazione - Aprile 2018
26 Aprile 2018Doppia donazione alle due case di riposo alpagote da parte dei volontari delle ambulanze dell’Eva Alpago.
Così giovedì l’associazione ha donato al Centro Servizi Villa don Gino Ceccon, in frazione Santa Croce del Lago, un materasso antidecubito e al Centro Servizi Socio Assistenziali dell’Alpago due fasce per l’attrezzatura sollevapazienti. Un motivo di incontro e di festa, celebrato in entrambe le strutture alla presenza dei direttori delle due realtà che hanno ringraziato l’associazione per l’attenzione puntuale che ogni anno l’Eva Alpago dedica agli anziani della conca.
Il direttore della Villa don Gino Ceccon, Marco Sossai, ha ringraziato per due motivi: “Il primo è sicuramente l’impegno costante che i diversi volontari mettono con passione nello svolgere i trasporti anche per i nostri ospiti. Avere delle persone formate che si rendono disponibili a svolgere viaggi sanitari per le persone auto e non autosufficienti dell’Alpago è una cosa importante per noi strutture ma soprattutto per i nostri ospiti.
Il secondo è che anche i soci dell’Eva, con il dono di uno strumento di cura e di sollievo, divengono anch’essi artefici del benessere dei residenti del centro”.
Apprezzamento per il dono anche da parte del direttore del Centro Servizi Socio Assistenziali dell’Alpago, Mariaelena Merella, che ha ringraziato l’associazione delle ambulanze anche per conto dell’Unione Montana Alpago cui fa capo il Centro servizi di Puos e ha sottolineato come ogni anno l’Eva Alpago “faccia dei doni sempre attinenti e inerenti alle necessità della nostra struttura”.
“Non solo”, ha aggiunto, “la preziosa attività di volontariato che svolgono sul territorio li rende insostituibili”.
Ezio Franceschini
QUATTRO CASE PER ANZIANI IN GARA GASTRONOMICA - Aprile 2018
19 Aprile 2018Giovedì 19 aprile 2018 presso Fico Eataly World, parco agroalimentare di Bologna, si è tenuta la XIII Gara Nazionale di Ristorazione di Qualità nei Centri di Servizio alla Persona, organizzata da ANSDIPP, l’Associazione dei Manager del Sociale e del Socio-sanitario.
Il tema proposto per l’edizione 2018 è stato “Ti allunga la vita”, da proporre come piatto della tradizione locale seguendo una ricetta tipica, anche in forma rivisitata. Attraverso questo concorso annuale di cucina si intende valorizzare la figura professionale del cuoco che opera presso i Centri di Servizio alla Persona, con la consapevolezza che non esiste la ricetta dell’elisir di lunga vita, ma che una corretta alimentazione aiuta ad invecchiare meglio; anche la scelta degli ingredienti e le tecniche di trasformazione sono fondamentali nella preparazione dei piatti all’interno delle nostre strutture. E’ risaputo, infatti, che l’alimentazione è una variabile determinante nella gestione dell’anziano fragile e che carenze nutritive possono contribuire all’insorgenza o al peggioramento di molti disturbi legati all’età.
Alla competizione di Bologna la “Fondazione De Lozzo - Da Dalto” di Santa Maria di Feletto e la “Casa Soggiorno Divina Provvidenza” di Santa Lucia di Piave hanno gareggiato insieme presentando un “Risotto con i “sciopetin” (carletti), formaggio Piave e riduzione di raboso”, piatto tradizionale della cucina povera primaverile veneta in quanto l’erba spontanea era di facile reperimento. La “Casa Padre Kolbe” di Pedavena e la “Villa Don G. Ceccon” di Santa Croce del Lago hanno, invece, formato un’altra squadra presentando un brasato alla birra con purè di patate acido e biete tricolori all’olio. Le due ricette proposte sono state frutto di un attento studio da parte dei cuochi delle strutture che hanno cercato di coniugare ingredienti anti-aging prestando particolare attenzione anche al territorio.
I piatti in gara provenivano da varie regioni italiane tra cui la Sardegna, il Friuli, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia.
Un secondo e quarto posto ben meritati in una gara nazionale che ci ha accolti in un contesto unico ed in una cornice stupenda. Una serata piacevolissima che ha visto cuochi da tutta Italia cimentarsi ai fornelli con entusiasmo e competizione, ma allo stesso tempo aiutarsi e sostenersi durante la gara.
Non è la prima volta che le quattro strutture partecipano a questa competizione, spinte dal voler mettersi in gioco e attente all’alimentazione ed alla qualità del cibo preparato per gli ospiti nelle loro cucine interne, attraverso personale qualificato e adeguatamente formato.
Uscita al museo del baco da seta con gli anziani di S. Croce - Aprile 2018
11 Aprile 2018Uscita al museo del baco da seta con gli anziani di S. Croce e di S. Lucia di Piave
Mercoledì 11 aprile abbiamo accolto l’invito da parte degli ospiti di S. Lucia di Piave per visitare il museo del baco da seta a San Giacomo di Veglia.
E’ stata una esperienza sorprendente perché molti anziani hanno allevato personalmente il baco da seta nella propria casa, pertanto la visita ha suscitato moltissime emozioni.
Interessantissime notizie sono state illustrate dalla guida, la quale ha coinvolto molti dei nostri anziani.
Volevo in questa occasione, per chi non conoscesse bene la storia del baco da seta, darvi delle informazioni.
Il Baco da Seta ("el cavaliér" in dialetto locale)
Il baco da seta è la larva dell'insetto Bombyx Mori (bombice del gelso) che, prima di raggiungere nello stadio adulto la forma di una farfalla, subisce numerose trasformazioni (metamorfosi) attraverso un complesso ciclo vitale.
BACO
L’industria bacologica vittoriose è stata sicuramente avvantaggiata dalle condizioni ambientali particolarmente favorevoli per la gelsicoltura e per l’allevamento del baco da seta. Il territorio collinare esposto a mezzogiorno e con declivi lievi è infatti caratterizzato da un clima mite, senza nebbie e con una piovosità abbondante in primavera, quando si verifica la fogliazione del gelso; inoltre, non ci sono forti escursioni termiche, alle quali il baco è molto sensibile. Le varietà altimetriche della zona garantivano poi diversi periodi di sviluppo della foglia del gelso, consentendo di scaglionare strategicamente l’inizio degli allevamenti. Ne derivava il grosso vantaggio di distribuire in un tempo più lungo le fasi di lavoro presso gli stabilimenti bacologici. I versanti soleggiati delle colline cenedesi permettevano di avviare allevamenti precoci già nella prima metà di aprile; nelle zone montuose di Serravalle, della Valle Lapisina e dell’Alpago, la fogliazione e dunque l’allevamento del baco iniziavano invece verso metà maggio, quasi un mese dopo.
GELSO
La gelsicoltura, fondamentale per il nutrimento dei bachi, rappresentava un innesto e non uno stravolgimento nel radicato modello produttivo basato su cereali e vino. I gelsi infatti erano maritati alle viti e lo spazio intermedio tra i filari delle vigne restava libero per la cerealicoltura.
La manodopera richiesta era di facile reperibilità, potendo essere impiegati le donne, gli anziani e i bambini della famiglia, che non dovevano essere pagati. Il lavoro si riduceva poi a circa 30 giorni, concentrati tra aprile e giugno, periodo in cui non erano ancora iniziate le grandi fatiche agricole estive.
Nel 1936 in provincia di Treviso erano 40.000 le famiglie di contadini che allevano bachi da seta; per queste, i soldi ricavati dalla vendita dei bozzoli (gaéte) costituivano il primo guadagno dopo il lungo inverno e una delle poche entrate in denaro contante.
I bozzoli avevano due possibili destinazioni: la filanda o gli stabilimenti bacologici.
FILANDA
La maggior parte dei bozzoli era condotta all’ammasso e quindi all’essiccazione per ricavarne in filanda il filo di seta. I bozzoli provenienti dagli allevamenti da riproduzione erano invece trasferiti negli stabilimenti bacologici specializzati nella produzione e vendita del seme-bachi. Qui, dopo una cernita, avvenivano la sfarfallatura controllata e l’accoppiamento.
Le famiglie degli allevatori di bozzoli da riproduzione erano scelte con particolare cura, dovendo garantire dei bozzoli con crisalidi vive in ottime condizioni ottenute nel rispetto di precise prescrizioni.
L’operazione della filatura consiste nel trarre dai bozzoli un filo di seta continuo e dallo spessore costante unendo più bave non sufficientemente resistenti per essere utilizzate singolarmente.
Tale operazione è rimasta un’attività di carattere domestico e artigianale fino alla fine del XVIII secolo, quando hanno iniziato a essere costruiti i primi stabilimenti meccanici di filatura. A Vittorio Veneto le prime filande risalgono agli inizi dell’Ottocento.
Il lavoro stagionale all’interno di queste strutture ha rappresentato una risorsa importante per numerose generazioni di donne. Oltre al fondamentale contributo apportato a una economia agricola di sussistenza, la vita da operaie, pur dura e faticosa, ha permesso di sperimentare forme nuove di socialità e di affermare la consapevolezza della forza del mondo femminile. Entrando in filanda giovanissime, le operaie accedevano progressivamente ai diversi livelli di lavoro: scoatína, ingropína e mistra; solo le più attente e capaci arrivavano però a questo ultimo grado di filatrice.